She Turban, a Sezze le creazioni delle donne rifugiate a sostegno di quelle malate di tumore

Buone Storie

Colorati e vivaci sono i tratti distintivi del turbante che, nella cultura e tradizione africana, è simbolo di forza, bellezza e fierezza. Ed è proprio questo il messaggio che le donne africane rifugiate e richiedenti asilo, accolte nello Sprar del Comune di Sezze (Latina), attraverso il progetto She Turban, vogliono trasmettere alle donne in cura per una patologia oncologica.
L’iniziativa She Turban, che vede come testimonial Emma Bonino, è promossa dall’associazione Sarai Onlus in collaborazione con la Cooperativa Sociale Karibu e prende spunto dalle attività svolte dalle donne rifugiate all’interno del laboratorio di sartoria dello Sprar. Qui è nata l’intuizione della creazione di un indumento simbolo della cultura manifatturiera africana. All’interno del laboratorio le donne, seguite da tre sarti professionisti richiedenti asilo, si sono impegnate a frequentare un corso di cucito per perfezionare le tecniche di lavorazione dei tessuti.

“Hanno studiato e cucito i singolari turbanti lasciandosi suggestionare dal design occidentale. Per la loro realizzazione sono stati utilizzati esclusivamente tessuti africani originali, sete e velluti intrecciati per la versione serale, tutti rigorosamente testati ed adatti a essere indossati su pelli delicate e sensibili”, si legge sul sito del progetto. “Ogni donna – si aggiunge – potrà decidere se applicare attorno al turbante piccole ciocche di capelli naturali, lavabili e anallergici scegliendone colore, foggia e lunghezza”.
Stile africano e moda occidentale si intrecciano così nelle trame dei turbanti quasi a voler significare voglia di integrazione e inclusione delle “ragazze di Karibu” testimoniando la propria vicinanza e supporto a tutte le donne che si trovano ad affrontare un momento così delicato della loro vita.
I turbanti saranno acquistabili online e in alcune delle migliori boutique delle principali città italiane, nel corso di eventi e manifestazioni. Il progetto, presentato a Milano lo scorso 13 settembre nell’ambito di “Mad Mood” rassegna dedicata alla moda e al cibo, punta anche a migliorare ed ampliare le attività della sartoria attivando corsi di auto imprenditorialità per l’acquisizione di capacità e competenze da spendere nel mondo del lavoro.


L’impegno, l’abilità e la manualità delle donne in accoglienza ha spinto i responsabili del progetto a compiere ancora un altro passo in avanti nella diffusione dell’iniziativa: “l’ideazione di un marchio, ‘Le ragazze di Karibu’, con l’obiettivo di creare uno stile proprio ed inconfondibile che si distingua sul mercato grazie all’abilità e all’impegno responsabile delle ragazze”.

 

Dal Rapporto Protezione Internazionale in Italia 2016
Angela Gallo

@AngelaGallo1

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