«L’accoglienza diffusa è la strada maestra»

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Il Dubbio ricorda che:”Oggi, intanto, Lucano è attesa davanti al Tribunale della libertà per il ricorso contro gli arresti domiciliari. Una vicenda, quella giudiziaria, che si intreccia con quella burocratica, dal momento che le indagini sono partite proprio dalla relazione della Prefettura che ha portato alla chiusura del modello Riace. Lucano, però, non si dispera: «meglio che finisca questa esperienza con lo Sprar – ha dichiarato al Dubbio -, noi continueremo con le nostre forze».

E il manifesto pubblica, partendo dalla prima pagina, un’intervista al sindaco di Riace Domenico Lucano titolata: «Il nuovo Sprar lo costruiamo noi e sarà autogestito»

Il presidente della Camera Roberto Fico, a Napoli per un convegno, su la repubblica (Napoli):” «Di Riace parlerò tra qualche giorno,la situazione è complessa». «Il 3 ottobre io ho invitato alla Camera dei deputati le migliori realtà di cooperazione e integrazione di tutta Italia, i sindaci, le coop come Dedalus di Napoli, gli Sprar e i Cas che funzionano. Abbiamo fatto una grande giornata di buone pratiche di integrazione, ascoltato come vengono spesi nel modo migliore i soldi per creare percorsi di integrazione sociale». E c’era anche Riace, a Montecitorio. Ma Fico non si sbilancia: vuole separare la vicenda giudiziaria dall’idea del modello. «Difatti l’accoglienza diffusa, non concentrata, e con vari passaggi, resta la via maestra».”

Su  larepubblica.it (pagina di Napoli) parla invece la Fondazione città della Pace, ente attuatore di Sprar in Basilicata. Valerio Giambersio, direttore esecutivo di Fondazione città della pace: “Spesso si cita Riace e in realtà ci si riferisce al modello dell’accoglienza diffusa  che è molto più ampia e va al di là dell’esperienza del paese calabrese. Accogliere le persone in piccoli centri con un numero di persone compatibile con le dinamiche delle comunità locali in realtà è il modello dello Sprar che funziona in modo ottimale perché si basa su un equilibrio tra benefici e costi dell’accoglienza per le comunità locali e che, secondo gli ultimi dati prima del cosiddetto decreto sicurezza, ha accolto oltre 30.000 persone in tutta Italia e attualmente accoglie 550 persone in Basilicata”.

Sul Corriere della Sera Goffredo Buccini, nella pagina della analisi e commenti: “Già, perché poi ci sarebbe pure un’altra accoglienza Sprar, altri paesini di montagna (si veda il caso virtuoso di Petruro Irpino) ripopolati senza violare la legge, da migranti e italiani di ritorno. Magari meno epici perché lì le mani, anziché levarsi a pugno chiuso, compilano registri nel difficile e poco eroico tentativo di far quadrare i conti.”

CGIL-CISL-UIL di Bologna: “Indignazione per una decisione che calpesta apertamente la nostra Carta costituzionale e quindi la democrazia del nostro Paese. Unitariamente ci si impegnerà nei prossimi giorni per mettere in campo iniziative volte a contrastare tale provvedimento”.

Su vita.it, Angelo Moretti, coordinatore della Caritas di Benevento, propone, di far diventare lo Sprar “centro comunale di welfaregenerativo”. Scrive: “Noi del Consorzio Sale della Terra e della Rete di Economia Sociale Internazionale proponiamo di rilanciare. Facciamo del welcome il sistema di welfare per eccellenza. Rendiamo lo SPRAR un servizio unitario per migranti, persone disabili, persone anziane, famiglie beneficiarie del Reddito di Inclusione, per lo Sviluppo Locale e la politica attiva del lavoro.“Lo Sprar ha dimostrato di essere un’eccellenza, un’operazione compiuta di ciò che vorremmo accadesse per ogni condizione di fragilità e vulnerabilità sui territori. I piccoli comuni, il 70% dei comuni italiani, con gli SPRAR hanno potuto godere di un nuovo protagonismo, hanno potuto avere e vivere nuove visioni di integrazione, hanno contrastato lo spopolamento e l’abbandono. Nei piccoli comuni di Italia i problemi sono due: emigrazione ed invecchiamento, l’immigrazione è un problema “importato” dai CAS, non lo è quando viene governata a piccoli numeri dagli enti locali.

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