Fresagrandinaria: i beneficiari del SAI protagonisti di percorsi interculturali sulla memoria storica e le migrazioni

Buone Storie, Iniziative dei progetti SAI

Percorsi e-migranti, una bella iniziativa che ha visto protagonisti i beneficiari del SAI minori stranieri non accompagnati di Fresagrandinaria, gestito dalla cooperativa L’Abbraccio (Consorzio Matrix)

Il progetto di integrazione ha avuto l’obiettivo di realizzare un percorso formativo per i ragazzi ospiti del centro di accoglienza di Fresagrandinaria (comune dell’entroterra vastese in Abruzzo) incentrato sulla conoscenza del territorio, della storia contadina e della storia emigrante del paese, per promuovere l’acquisizione di competenze di accoglienza, accompagnamento e narrazione del museo ai visitatori dello stesso in occasione della celebrazione del 300° anniversario del pellegrinaggio per il santo patrono Madonna Grande, nonché allo sviluppo delle competenze linguistiche e di narrazione del territorio.

A raggiungimento di tale obiettivo, il percorso si è prefissato alcune finalità trasversali e connesse con l’obiettivo generale, in particolare indirizzate a promuovere:
– la conoscenza del contesto in cui i ragazzi sono ospiti, della sua storia contadina e della sua storia emigrante;
– lo sviluppo e il rafforzamento delle competenze linguistiche attraverso l’apprendimento della narrazione del territorio e della storia del paese;
– l’implementazione delle occasioni di conoscenza, scambio e integrazione con la comunità residente e con i visitatori del museo;
– l’acquisizione di competenze formative per l’accoglienza turistica in ambito museale con conseguente prospettiva di inserimento culturale e in ottica della promozione professionale;
– il rafforzamento della consapevolezza dell’identità migrante, attraverso un percorso di narrazione storica alternata a quella autobiografica, al fine di colmare le distanze socioculturali tra la storia migrante dei destinatari e la storia emigrante della comunità di Fresagrandinaria.

Rispetto a questi obiettivi e finalità, il percorso è stato articolato in 10 incontri di due ore l’uno, in cui sono stati via via approfonditi alcuni concetti e messe in pratica alcune attività fra le quali:
– un momento di conoscenza iniziale con i destinatari finalizzato a conoscere la loro storia migratoria (nei limiti del rispetto della privacy e dei dati sensibili relativi al loro percorso), al fine di definire le basi esperienziali dirette di partenza su cui incentrare gli argomenti di approfondimento successivo;
– momenti di narrazione della storia di Fresagrandinaria e della sua comunità, caratterizzata da un passato marcatamente contadino ed emigrante. In particolare, è stato dato risalto al contesto fresano degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, nella narrazione delle difficoltà e delle cause (climatiche, agricole, lavorative, legate a carestie e siccità verificatesi nel paese) che hanno portato all’emigrazione in massa degli abitanti di Fresagrandinaria in Germania, Francia, Svizzera, nonché alla memoria della “grande emigrazione” a fine Ottocento in America.
– La narrazione dell’esperienza migratoria fresana è stata resa attraverso il racconto delle storie di vita narrate attraverso il museo: immagini, oggetti, reperti storici presenti nel museo sono stati gli strumenti narrativi attraverso i quali i partecipanti sono stati coinvolti nella comprensione dei percorsi migratori degli italiani in quegli anni, nelle dimensioni soggettive e di vissuto personale degli emigranti fresani.
– È stato dato risalto alla dimensione della contadinità della comunità di Fresagrandinaria, l legame con la terra, con gli strumenti di coltivazione arcaici e tradizionali, fortemente legati al territorio, alla natura, ad uno stile di vita che richiama l’autenticità dei vissuti contadini delle aree interne.

La descrizione del contesto contadino originario di Fresagrandinaria è stato il punto di partenza che ha permesso di effettuare connessioni, confronti, similitudini tra l’Italia di cinquanta, sessant’anni fa e il loro paese di origine, permettendo ai partecipanti di conoscere una storia contadina non dissimile dalle loro origini, dando la possibilità di avvicinare, sul piano umano, sociale e culturale la percezione di sé stessi in quanto migranti.

Nella seconda parte del percorso, all’interno del museo e negli spazi scolastici, i partecipanti sono stati formati alla comprensione e alla restituzione degli oggetti, dei valori e dei reperti in esso contenuti.
– È stato in questo modo creato un “percorso dentro il percorso” in cui sono stati identificati dai ragazzi stessi alcuni oggetti presenti nel museo che si ritrovano anche nelle loro culture di origine.
– In una fase successiva, gli oggetti individuati sono stati trascritti e traslati nelle due lingue di riferimento (bengalese e arabo) e insieme alla definizione in italiano, sono state realizzate delle schede identificative in cui allo stesso oggetto (telaio, mortaio, ferro da stiro, valigia, aratro e altri) rappresentato in immagine stampata, veniva associata la sua denominazione in lingua.
– Questo ha permesso tanto uno sviluppo linguistico attraverso l’apprendimento per immagini, tanto un rafforzamento delle competenze di organizzazione e cooperazione tra i ragazzi, il lavoro di gruppo e l’ascolto reciproco. Allo stesso tempo, nella realizzazione grafica attraverso il power point i ragazzi hanno avuto la possibilità di rafforzare le competenze digitali, aspetto molto importante per la loro formazione. Al termine del percorso, il materiale realizzato interamente dai ragazzi, dalla grafica alla stampa, è stato posizionato all’interno del museo e i ragazzi hanno avuto la possibilità di visionare un percorso realizzato interamente da loro, e in cooperazione tra loro.

“Quest’attività” – ha spiegato Giulia Messere, ricercatrice in Sociologia dei Fenomeni Migratori che ha condotto i laboratori – “ha avuto la duplice funzione di facilitare ai ragazzi la comprensione linguistica attraverso l’apprendimento per immagini e l’accostamento dei significati agli oggetti, e di permettere la conoscenza del territorio in una connessione storico-culturale tra le dimensioni umane, motivazionali, emotive e soggettive che sono presenti alla base di ogni percorso migratorio tanto nel passato dell’emigrazione italiana quanto nell’attualità delle migrazioni contemporanee”.

 

 

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